Indagine choc di Greenpeace: nell'83% delle mele prodotte in modo convenzionale è stata rilevata la presenza di fitofarmaci, infatti, esclude ovviamente la presenza di tracce di pesticidi. Nel 60% dei campioni, inoltre, sono state trovate due o più sostanze chimiche. E' questa l'esito dell'analisi lanciata da Greenpeace su 126 campioni di mele (109 prodotte convenzionalmente e le rimanenti provenienti da coltivazioni biologiche) acquistate nei supermercati di 11 Paesi Europei. Metà dei pesticidi rilevati, spiega l'associazione in una nota, hanno effetti tossici noti per organismi acquatici come i pesci, ma anche per le api e altri insetti utili.
La sostanza che è stata più volte rintracciata (sui 39 tipi diversi di pesticidi rinvenuti) è il THPI, un metabolita del fungicida captano. Certamente i residui individuati rientrano nei limiti stabiliti dalle normative, resta però il fatto che comunque i prodotti che mettiamo tranquillamente nel nostro carrello hanno comunque un potenziale - seppure nei range - nocivo, che certamente bene non fa alla saluto.
Dallo studio choc di Greenpeace le uniche mele ad essere promosse sono quelle degli allavemanti biologoci che in gran parte - non tutte - veramente non hanno visto la presenza di pesticidi sulla buccia.
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